A piscina ultimata, a fine lavori, a volte capita che il saldo, seppure sollecitato, non arriva. Cosa conviene e cosa NON conviene fare in questi casi?
Ogni tanto, capita di faticare non poco per ricevere il saldo relativo alla fine dei lavori di costruzione di una piscina. A volte capita anche di non riceverlo mai, nonostante decine di solleciti e magari anche qualche visita a domicilio per sollecitare.
Fermo restando che ritardare un pagamento concordato non è mai un buon modo di agire e andrebbe sempre evitato, cerchiamo di capire quali potrebbero essere le motivazioni che spingono i clienti a non pagare.
E’ importante cercare di capire perchè il cliente non vuole pagare. Solitamente ci si rifugia nella motivazione più facile da accettare, e cioè che siamo capitati nelle mani di un imbroglione che aveva previsto fin dall’inizio di “farsi uno sconto”, evitando di pagare il saldo. Ma è davvero sempre così? No, solitamente questi sono casi davvero rari. Nella maggior parte delle situazioni, qualcosa non è andato come doveva.
E’ quindi molto importante ascoltare le motivazioni addotte per evitare il pagamento. Sono evidenti scuse, ogni volta diverse? Cose tipo: ho cambiato banca e non ricordo l’iban, non trovo più la fattura, me la puoi rimandare, i bonifici li fa mia moglie ed è appena partita per l’Afghanistan… cose così? Oppure si evita di farsi trovare e di rispondere?
Nel primo caso, ci sono due possibilità:
– il vostro cliente sta cercando di prendere tempo, magari perchè è temporanemente in crisi di liquidità, e quindi conviene proporgli apertamente una dilazione di pagamento, un versamento a rate, qualcosa che gli venga incontro dal punto di vista economico. Se accetta e ringrazia, il problema è stato individuato, se è stato anche risolto, quello si vedrà.
-il vostro cliente vi sta deliberatamente prendendo in giro. Può essere che stia mettendo in atto lo stesso atteggiamento che avete tenuto voi con lui, perchè non riuscivate a rispettare le scadenze in un momento di superlavoro..? Può essere. In questo caso non accetterà la dilazione di pagamento, perchè il suo scopo è quello di continuare a giocare al gatto col topo, quindi conviene parlargli apertamente, chiedere scusa per il vostro comportamento e proprogli uno sconto. Solitamente, funziona.
Nel secondo caso, quando non si fa trovare, il messaggio è chiaro: non ti voglio pagare, cascasse il mondo. Abbiamo di fronte un cliente veramente arrabbiato, amareggiato, che vuole ferirvi quanto è ferito lui. Che abbia ragione o torto, poco importa, se volete i vostri soldi. Dovete scendere a patti, cercare di comprendere il suo stato d’animo, farvi un bell’esame di coscienza e mettere mano al portafogli, perchè qui lo sconto deve essere sostanzioso.
Quando conviene presentare un decreto ingiuntivo? In linea di massima, mai. Va tenuto presente che alla fine della procedura ricaverete meno di quanto avreste portato a casa mettendo in atto le strategia descritte sopra, questo è un dato di fatto. Un cliente arrabbiato presenta certamente una opposizione al decreto, chiedendovi i danni del guaio che, a suo parere, avete combianto, aggiungendo anche quello che nemmeno lui sapeva non andare bene nella piscina. Da qui partirà una causa, oppure un ATP (Accertamento Tecnico Preventivo) e mai, ma davvero mai, porterete a casa tutti i soldi che mancavano all’appello. Anzi, ci rimetterete, e parecchio.
Quando un cliente non paga, chiediamoci con sincerità se abbiamo davvero fatto tutto quello che avevamo promesso di fare:
-abbiamo sempre rispettato le date dei lavori?
-abbiamo fatto davvero tutto quello che avevamo promesso, anche se non era scritto nel preventivo?
-abbiamo rispettato la qualità dei materiali così come concordata?
Insomma, siamo davvero sicuri di aver fatto tutto bene al 100%? Probabilmente no. E un cliente non è tenuto a comprendere le nostre difficoltà. Un cliente ha il diritto di pretendere la perfezione, così come gliela abbiamo venduta. Se qualcosa, anche poco, anche piccolo, è andato storto, la colpa è solo nostra, e se non ci paga, ecco, il motivo è quello.